Ti ricordi qual era la tua materia preferita a scuola?
Probabilmente, almeno una volta nella vita, ci è stata posta questa domanda. I dati più recenti dati a livello Europeo ed italiano confermano una tendenza non molto incoraggiante, secondo il quale, raramente gli studenti della scuola secondaria di I e di II grado risponderebbero a quella domanda citando discipline quali scienza, tecnologia o matematica. Ancora meno, le ragazze.
PROMETHEUS, progetto congiunto di Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione Cariplo, Fondazione Sicomoro e Università degli Studi di Milano, nasce proprio dall’esigenza di stimolare la motivazione ad apprendere le discipline STEM e di suscitare le emozioni epistemiche per promuovere il desiderio di imparare nell’arco della vita.
Lo fa in un modo nuovo, coniugando scienza e tecnologia con il linguaggio e le logiche delle discipline artistiche, dando vita ad un connubio di grande successo il cui acronimo suscita oggi grande fermento: STEAM. La “A”, sotto la quale si celano tutte le discipline artistiche, ben si sposa con il mondo delle hard sciences e della tecnologia, forse, anche scuotendolo e rendendolo più accessibile e accattivante per i giovanissimi e anche per tutto il pubblico generale.
Nel progetto PROMETHEUS, l’arte prende la forma di un concetto molto caro alla cultura italiana e ben studiato alle scuole superiori: il sublime psicologico. Questo fenomeno è soprattutto un’emozione epistemica (Valdesolo, Park, & Gottlieb, 2016). Infatti, il sublime psicologico opera come motore del desiderio di conoscere, di procedere al di là di quanto già sappiamo, abbracciando con curiosità, interesse e coraggio l’ignoto. Esso nasce sia in contesti naturali profondamente meravigliosi, come montagne altissime o vallate senza fine, sia in contesto artistico, visivo e performativo, come nel caso del teatro.
Infatti, è proprio il teatro lo strumento, il linguaggio, il dispositivo artistico scelto per mettere in contatto la scienza con i giovani, o per meglio dire, gli “scienziati” con i ragazzi, in quanto in grado di simulare l’impossibile in uno spazio possibile e reale, permettendo di ricreare anche esperienze di sentimenti misti in tutta sicurezza e con grande coinvolgimento di chi vi prende parte o semplicemente vi assiste (Chemi & Kastberg, 2015).
Il progetto è partito nel 2020, ma a che punto è adesso?
Nonostante le difficoltà dettate dal COVID-19, quest’ultimo anno e mezzo è stato ricco di novità e di conquiste molto importanti.
Ricercatori, registi, attori, insegnanti, educatori ed esperti di divulgazione scientifica sono stati coinvolti in un processo di co-progettazione articolato e fine con un duplice obiettivo: esplorare bisogni, aspettative, risorse e vincoli ed integrare competenze e abilità differenti al fine di sostenere la motivazione ad apprendere dei ragazzi.
Sono stati organizzati numerosi workshop, focus group ed interviste (Figura 1) con l’obiettivo di sollecitare l’immaginazione di tutti gli stakeholders, ovvero la capacità di simulare ciò che ancora non è ma in un modo realistico e realizzabile, per trasmettere questa passione anche ai ragazzi, destinatari dell’intervento.
Fig. 1 – Timeline del progetto
Grazie alla partecipazione attiva dei partner, nella seconda metà del 2021, PROMETHEUS è stato implementato per la prima volta in due scuole secondarie di I grado a Milano e a Lodi in un contesto particolare e delicato, quello della Scuola della Seconda Opportunità, ove sono presenti ragazzi a rischio di dropout scolastico.
Registi, attori e ricercatori hanno trascorso due giornate con gli educatori e gli studenti di ogni classe, proponendo loro una lezione spettacolare sul tema dell’allunaggio, corredata da specifici esercizi di improvvisazione teatrale.
I ragazzi sono stati piacevolmente sorpresi dal contenuto dell’intervento ed hanno partecipato con entusiasmo a tutte le attività presentate, sperimentando buoni livelli di sublime e di meraviglia. In particolare, anche i dati preliminari raccolti hanno iniziato a mostrare un’associazione rilevante tra l’autoefficacia percepita – la sensazione di essere davvero competenti come persone e studenti – e l’efficacia dell’intervento.
L’intervento, inoltre, è stato in grado di suscitare curiosità verso l’apprendimento delle scienze e di facilitare la partecipazione attiva degli studenti, i quali hanno mostrato soprattutto un livello costante di attenzione e di coinvolgimento lungo durante ogni incontro.
Guardando in avanti…
Il passaggio e la sfida chiave di quest’anno riguarderà il coinvolgimento diretto degli insegnanti, insieme ai ragazzi, nel corso dell’intervento, verso una metodologia codificabile, riproducibile e che possa divenire, a pieno titolo, un patrimonio innovativo della scuola italiana.
Bibliografia
Chemi, T., & Kastberg, P. (2015). Education through theatre: Typologies of science theatre. Applied Theatre Research, 3(1), 53-65.
Valdesolo, P., Park, J. & Gottlieb, S. (2016). Awe and scientific explanation.